CANTI RELIGIOSI

  1. San Cilardu quann’era bambinu

A Materdomini di Caposele, nel mese di settembre, era indirizzato l’altro grande pellegrinaggio dei bagnolesi. In gruppo, preceduti da lu nicchiu portato in testa a turno, i devoti si avviavano di buon mattino imboccando la strada per la montagna; arrivati a Laceno, prendevano per l’Acernese e poi per la Voci r’ Cappusséla. Tutti a piedi, calzando i leggeri cianfitti, camminavano per viottoli erbosi nei boschi, intonando il canto a San Gerardo. Questa variante, pur incompleta, si sviluppa come una biografia, attraverso quei fatti del Santo che più hanno colpito la fantasia popolare. La visione dei grossi quadri, esposti in una sala del Santuario, che riproducono le vicende del Santo, hanno acceso la fantasia del contadino che li esprime in versi; come il terzo distico che descrive la scena della prima comunione di Gerardo ricevuta da S. Michele. Da questo canto è facile rilevare come Gerardo sia stato, a ragione, il Santo dei poveri, che lo hanno venerato come uno di loro.

 

San Cilardu quann’era bambinu,

se facìa la resciplìna;

 

San Cilardu piccirìddu

era amante r’ lu puvurieddi.

 

San Cilàrdu quann’era uaglionu,

se facìa la cumuniona,

 

la cumuniona santa,

San Cilardu s’è ffattu Santu.

 

San Cilardu r’ Capussela

faci grazie matin’e ssera;

 

faci grazie nott’e gghiuornu

San Cilardu r’ Materduomini.

 

 

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  1. Francesca Guacci, nata nel 1901, contadina. Reg. 1985.