PRATICHE MAGICHE

Tecniche terapeutiche per scongiurare un male già contratto

Pratica magica per incantare i vermi

Il  trattamento terapeutico consiste in una pratica rituale tesa a cacciare i vermi (ncantà li pàppuli). Dapprima l’operatrice diagnostica la malattia verificando la presenza dei sintomi, fiutando l’alito e scrutando l’orifizio anale. In caso positivo inizia la recita della formula e contemporaneamente il massaggio della pancia del piccolo paziente. C’è chi fa uso dell’aglio, passandolo sotto il naso del sofferente e strofinandolo sullo stomaco. La recita della formula termina con una triplice preghiera: un Pater, un’Ave, un Gloria. La cura è affidata insieme alla gestualità (col pollice la guaritrice simula l’atto di tagliare i vermi) e all’atto verbale (nella formula ricorre più volte il verbo tàgline, ne tagli). La positività del trattamento è attestata dalla presenza dei vermi nelle feci dell’ammalato. A Bagnoli ho raccolto numerose varianti di scongiuro. La prima (C. Gatta) è la più particolareggiata. In essa si invoca tutta la settimana Santa, tranne il venerdì, il giorno della Passione di Cristo; al suo posto si invoca il lunedì in dell’Angelo. La praticante recita la formula, mentre traccia in successione dei segni di croce sull’addome del sofferente. Tra le potenze divine che intervengono nella terapia magica c’è in primo luogo la SS. Trinità, poi San Pietro e San Paolo, invocati come Entità unica (Pietru e Paulu, tàgline unu):

Cristu ca re criàvu,
tàgline unu, tàgline rui,
tàgline tre, tàgline quattu,
tàgline cincu, tàgline sei,
tàgline sette, tàgline ottu,
lèveme stu verm’a ra nant’a lu core! 

A nnome r’ la Santissima Trenetà,
San Pietr’e Paulu,
tàgline unu e tàgline rui;
a nnome r’ la Santissima Trenetà,
San Pietr’e Paulu,
tàgline tre, tàgline quattu;
a nnome r’ la Santissima Trenetà,
Pietru e Paulu,
tàgline cincu, tàgline sei,
a nnome r’ la Santissima Trenetà,
San Pietr’e Paulu,
tàgline sette, tàgline ottu,
lèva stu verm’a ra nant’a stu core.

Diu re nventàu, Cristu re criàvu;
lunnerì Santu, ruméneca Santa,
marterì Santu, miercurì Santu,
gioverì Santu,
lunnerì d’òsbene,
leva stu verm’a ra nant’a stu core.

(Cristo che li creò, ne tagli uno, ne tagli due, ne tagli tre, ne tagli quattro, ne taglie cinque, ne tagli sei, ne tagli sette e ne tagli otto, toglimi questo verme davanti al cuore! In nome della SS. Trinità, San Pietro e Paolo, ne tagli uno e ne tagli due; in nome della SS. Trinità, San Pietro e Paolo, ne tagli tre e ne tagli quattro; in nome della SS. Trinità, Pietro e Paolo, ne tagli cinque e ne tagli sei, in nome della SS. Trinità, San Pietro e Paolo, ne tagli sette e ne tagli otto, togli questo verme davanti al cuore. Dio li plasmò, Cristo li creò; lunedì Santo, domenica Santa, martedì Santo, mercoledì Santo, giovedì Santo, lunedì dell’Angelo, togli il verme davanti a questo cuore).
La seconda fonte, Giulia Ciletti, precisa che i segni tracciati col pollice sulla parte dolorante imitano il gesto del coltello quando taglia. Questi gesti rientrano nella sfera del sacro. La seconda variante è lacunosa. La testimone (Francesca Guacci) la recita con qualche difficoltà. A creare i vermi qui non è Cristo, ma Giobbe. E s’invoca l’intervento di Dio, rievocando la domenica di Pasqua, il giorno della resurrezione di Gesù. Una volta scovato il verme (quist’è lu vermu!), gli si impone di venir fuori per via anale e di schiantarsi al suolo (casca!). In tutti gli scongiuri il verme insidia il cuore, il centro della vita.
Giobbe chi criasti lu vermu,
putenza r’ Diu restrùggilu tu:
tàgline unu a N. N.,
tàgline rui… novu a N. N.,
leva lu vermu a ra nant’a lu coru!
Lunnerì Santu, marterì Santu…
ruméneca è Pasqua:
quist’è lu vermu e nterra casca!

(Giobbe che creasti il verme, potenza di Dio, distruggilo tu: ne tagli uno a N. N., ne taglie due… nove a N. N., togli il verme davanti al cuore! Lunedì Santo, martedì Santo… domenica di Pasqua: questo è il verme e in terra caschi).